Quando da un problema può nascere un’opportunità: ecco l’esperienza della “Falesia dimenticata”

Al sito di arrampicata di San Lorenzo Dorsino è stato attribuito di recente il premio “Marcello Meroni”, costituendo in ambito montano un esempio positivo per la collettività. Un esempio che, come racconta in questa intervista Simone Elmi, presidente di Dolomiti Open, può offrire anche un’occasione di arricchimento personale, con benefici per la comunità e l’ambiente

Simone Elmi

Fondatore e Presidente Dolomiti Open

In quattro mesi, da maggio ad agosto 2021, il contapersone installato all’ingresso della “Falesia dimenticata” (la stupenda area dedicata all’arrampicata sportiva che si trova in località “Pergoleti” a San Lorenzo Dorsino, recuperata e restituita alla comunità grazie a un’iniziativa dell’Associazione Dolomiti Open e della fondazione Sportfund) ha registrato l’accesso di oltre 4.000 persone, con una media mensile di circa 1.000 persone. 

Un risultato davvero straordinario se si considera che questo afflusso si è registrato durante il periodo più caldo dell’anno, in un’area, come quella della falesia, a vocazione più invernale e primaverile data la sua esposizione e localizzazione. Numeri che confermano, ancora una volta, il successo che sta riscuotendo questo sito di arrampicata tra gli appassionati di questo sport e non solo. 

Un vero e proprio caso virtuoso che sta facendo scuola anche per altre realtà italiane e a cui recentemente è stato assegnato il premio “Marcello Meroni”, il prestigioso riconoscimento dedicato a chi, in ambito montano, riesce ad essere un esempio positivo per tutti.

Un successo che, come spiega il presidente di Dolomiti Open, la guida alpina Simone Elmi, richiede di essere gestito con particolare attenzione e impegno, sia per assicurare l’integrità dell’area (ricca di biodiversità), sia per permettere a tutti, in un’ottica d’inclusione, di potere godere della bellezza del luogo, per molti aspetti unica nel suo genere.


«Personalmente - spiega Simone Elmi - ho sempre creduto nel successo di questa falesia, sin dal primo momento. Io vivo il mondo dell’arrampicata da trent’anni, seguendone l’evoluzione: da sport di nicchia l’arrampicata si è trasformata in sport popolare e quando per la prima volta ho visto le caratteristiche estetiche del luogo dove poi è sorta la “Falesia dimenticata” ho subito capito le enormi potenzialità del sito, in grado di soddisfare le esigenze di tutti gli appassionati e non solo: una roccia particolare, un prato orizzontale alla base delle pareti che costituisce un unicum, la presenza di un ruscello dalle acque fresche e chiare, l’esposizione al sole durante tutto l’anno, il contesto paesaggistico, non potevano che portare al successo di questo luogo. Tuttavia siamo consapevoli anche di come la popolarità porti con sé anche dei problemi che, però, allo stesso tempo, possono rappresentare delle grandi opportunità per migliorare i propri comportamenti a beneficio di tutta la comunità».

Come il problema delle auto parcheggiate liberamente nei pressi della falesia?

«In effetti l’aumento dei frequentatori ha portato a una crescita delle auto parcheggiate nelle aree vicine al sito, soprattutto lungo la strada per le Moline, all’altezza del capitello o sui prati o lungo la stradina sterrata di fronte alla falesia, dove sono presenti dei piccoli slarghi per la sosta breve dei nostri mezzi di manutenzione. Anche se ad oggi non abbiamo ricevuto lamentele da parte dei proprietari dei terreni limitrofi e anche se non ci sono specifici divieti di sosta, ci rendiamo conto che parcheggiare liberamente le proprie auto in zone non destinate a questo scopo possa costituire un potenziale problema per la circolazione, la collettività e per l’integrità dell’ambiente naturale. A causa del Covid-19 stiamo già vivendo, per il bene comune, un periodo d’importanti limitazioni e quindi, personalmente non auspico l’introduzione di ulteriori limiti legati alla frequentazione del nostro sito, per questo ci appelliamo alla sensibilità di tutti, invitando a parcheggiare le proprie auto nelle apposite aree presenti nella zona sportiva di Promeghin o in quelle del paese che permettono di raggiungere a piedi la falesia con una comoda e piacevole passeggiata di circa un quarto d’ora, godendo ancora di più delle bellezze naturali e paesaggistiche del luogo. Peraltro grazie alla falesia e al nuovo bar e affittacamere di Torcel questo itinerario è diventato una delle passeggiate domenicali più frequentate dagli abitanti del paese e dai turisti. Ecco allora che da un problema, come i parcheggi, possa scaturire un’opportunità, un’occasione di arricchimento personale: osservando cosa c’è intorno a sé si acquisisce una maggiore e ulteriore consapevolezza delle proprie azioni. Io stesso, adesso, quando mi reco in una falesia per arrampicare mi guardo intorno e sto ancora più attento a dove parcheggio l’auto. Lo stesso ragionamento lo potremmo estendere anche al tema dei rifiuti, la cui quantità, come è evidente, è legata al numero delle persone. Anche in questo caso, però, ognuno di noi può fare la differenza, cercando di non produrre rifiuti o di non abbandonarli, conferendoli nelle apposite aree ecologiche presenti in paese».

Quindi la “Falesia dimenticata” fa scuola non solo come esempio virtuoso di realtà inclusiva e di rete circolare, ma anche come opportunità di arricchimento personale e collettiva?

«In un certo senso sì: il prestigioso premio “Marcello Meroni” che abbiamo ricevuto e per il quale siamo davvero orgogliosi e riconoscenti, ci è stato attribuito soprattutto per la capacità della falesia di creare comunità intorno ad un luogo naturale, riuscendo a tessere relazioni tra le persone, arricchendo la sensibilità di ognuno di noi e di un’intera collettività. In questo senso l’attribuzione del premio è scaturita proprio da questo processo di comunità, dal fatto di avere tessuto in questi anni tantissime relazioni dirette, partecipando a numerosi eventi, raccontando la nostra storia ed esperienza al grande pubblico, raccogliendo i suggerimenti, le proposte e l’aiuto di appassionati e amici, a dimostrazione che i rapporti personali, diretti, valgono più di 10.000 like sui social».

Dolomiti Open